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1 maggio 1966: l'ultimo concerto dei Beatles in UK

Dopo i concerti del tour inglese di fine 1965 con i Moody Blues (ultimo tour inglese) i Beatles suonano alla festa del 1 maggio organizzata dal New Musical Express a Londra. Sarà l'ultima apparizione inglese, anche se nessuno lo sapeva ancora. L' ultima in assoluto fu il 29 agosto 1966, al "Candlestick Park" di San Francisco.

Gli amanti dei Beatles hanno bene in mente cosa sia il “Rooftop Concert” del 1969: considerato questo l'ultimo live meraviglioso, improvvisato e gratuito (!!) sul tetto della Apple Corps, l'ultimo della carriera. Ma l'ultima apparizione davanti a un pubblico inglese pagante avvenne, però, il 1 maggio del 1966.


Cinquantaquattro anni fa i Beatles si esibirono in quello che sarebbe entrato nella storia come il loro ultimo live in patria alla Wembley Arena che all'epoca si chiamava Empire Pool.

Ad eccezione di questi ultimi 15 minuti di concerto, fu una esibizione piuttosto tranquilla rispetto alle folle urlanti che contraddistinsero la nascita della beatlesmania agli inizi della loro carriera. Considerato uno dei loro migliori concerti, era da tempo che non riuscivano a sentirsi sopraffatti dalle urla dei migliaia di fan.


L' occasione era il New Musical Express Annual Poll Winners All Star Concert, un evento con un cast incredibile per noi che ne sentiamo oggi i nomi: non solo i FabFour, ma anche Rolling Stones, The Who, Yardbirds (con Eric Clapton) e ancora Spencer Davies Group, Roy Orbison e molti altri!


Di questo live però abbiamo pochissima testimonianza video. Sappiamo che i Beatles suonarono solo cinque brani:

"I Feel Fine" (unico pezzo di cui abbiamo una registrazione),

"Nowhere Man",

"Day Tripper",

"If I Needed Someone" e

"I’m Down".






La ABC riprese il concerto ma Brian Epstein, manager dei Beatles, non ottenne un accordo con loro e le telecamere vennero spente durante la performance.


Quel che abbiamo in testimonianza video invece, è il momento della loro premiazione che potete vedere nel video qui sotto:




Possiamo dire che questo live del primo maggio a Wembley, seppur inconsapevole congedo, sancisce la fine col passato e l’esigenza che i quattro avevano di mutar pelle, sia come gruppo che come artisti.


Nell' agosto del '66, tre mesi dopo, uscirà "Revolver": conferma della loro evoluzione artistica e considerato il primo dei "dischi della maturità".




Questo capolavoro si distingue per più piani: dagli esperimenti tecnologici (suoni elettronici, rumorismo, nastri che girano al contrario, sovra-incisioni fino a otto Revox), agli elementi di ispirazione classica come in "Eleonor Rugby", fino alle manipolazioni elettroacustiche di "Tomorrow Never Knows" (quest' ultima scritta da Lennon leggendo un testo di Timothy Leary, ispirato al Libro Tibetano dei Morti).


In "Revolver" insomma, i Beatles sono cambiati. La stessa copertina è un concept ben in linea con il messaggio da lanciare: il vecchio e il nuovo devono unirsi, i sound più consolidati lasciano spazio a incursioni nuove (elettroniche) o impreviste (classiche).

La copertina poi, non mostra più una band di ragazzini ammiccanti, ma quattro volti adulti, introspettivi e dagli occhi orientali. L’amore per l’ Oriente di Lennon e Harrison, cominciato artisticamente già con "Rubber Soul", è infatti sancito dalla scelta di farsi rappresentare in copertina da Klaus Voorman proprio con gli occhi a mandorla.



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